Pedro Almodóvar, 75 anni: “Il mio inglese è molto scarso, come puoi vedere. Ma ho scoperto che riuscivo a capire gli attori, e anche gli attori capivano me.”

Il regista manchego osa, finalmente, girare in inglese: il suo primo film in questa lingua ha trionfato a Venezia. Ma il percorso non è stato affatto facile...

Pedro Almodovar e l'inglese
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Il mio inglese è molto scarso, come puoi vedere. Ma ho scoperto che riuscivo a capire gli attori, e anche gli attori capivano me.”

“Per me è come iniziare una nuova era, come fare fantascienza.”

Con questa frase, tanto onesta quanto toccante, Pedro Almodóvar ha conquistato il pubblico durante una conferenza stampa al Festival Internazionale del Cinema di Venezia del 2024. A 75 anni, l’acclamato regista manchego, simbolo indiscusso del cinema spagnolo, ha superato uno degli ultimi ostacoli che gli rimanevano: la lingua inglese.

Per decenni, Almodóvar è stato corteggiato da Hollywood. Nomi come Meryl Streep, Julianne Moore o Tilda Swinton lo hanno elogiato apertamente e gli hanno proposto di collaborare. Ma Pedro, fedele al suo stile e alla sua lingua, si è sempre opposto. La lingua era un ostacolo, sì, ma lo era anche il controllo artistico. Almodóvar aveva bisogno di una libertà totale per creare, qualcosa che temeva di perdere se si fosse imbarcato in grandi produzioni nordamericane.

UN SALTO CORAGGIOSO… IN FORMATO CORTO

Anche se il suo primo film interamente in inglese, "The Room Next Door" ("La Stanza Accanto"), è stato presentato con grande successo al Festival di Venezia nel 2024, dove ha persino conquistato l’ambito Leone d’Oro, l’idea di girare in inglese aleggiava nella mente di Pedro Almodóvar già da molti anni.

Il primo indizio di questa trasformazione è stato "The Human Voice" (2020), un cortometraggio di 30 minuti interpretato dalla straordinaria Tilda Swinton. Liberamente ispirato al testo di Jean Cocteau, il film è stato girato in inglese in piena pandemia, con una troupe ridotta e in condizioni altamente controllate. Era un esperimento, quasi un gioco. Ma il risultato fu così potente da catturare l’attenzione del mondo intero.

Al di là del valore cinematografico, "The Human Voice" è servito come banco di prova: Pedro Almodóvar poteva davvero dirigere in inglese senza perdere la sua essenza? Poteva mantenere la musicalità, il ritmo e i colori che definiscono la sua opera, anche in un'altra lingua? La risposta fu un sì deciso.

Incoraggiato da quell’esperienza positiva, il regista realizzò un secondo corto, anch’esso in inglese: "Strange Way of Life" (2023), un western queer con Ethan Hawke e Pedro Pascal. Girato in Almería, il film esplorava la mascolinità, il desiderio e la memoria. Temi profondamente "almodovariani", ma questa volta nella lingua di Shakespeare.

Entrambi i cortometraggi hanno dimostrato qualcosa di importante: Almodóvar non aveva bisogno di parlare inglese come un madrelingua per fare grande cinema in quella lingua. La comunicazione con gli attori scorreva, nonostante le barriere linguistiche. Perché il linguaggio del cinema, alla fine, va ben oltre le parole.

"THE ROOM NEXT DOOR": IL SUO PRIMO GRANDE FILM IN INGLESE

Ma è con "The Room Next Door" che Almodóvar ha affrontato davvero la sfida di girare un lungometraggio in inglese. Il film, interpretato da Julianne Moore e Tilda Swinton, è un dramma intimo ed elegante sulla maternità, il lutto e la riconciliazione. Nonostante la sua apparente semplicità, contiene tutti i tratti distintivi dell’universo almodovariano: donne complesse, segreti del passato, lettere che non arrivano mai, case decorate come templi emotivi, e una sensibilità capace di fondere il melodramma con un umorismo sottile. La critica ha parlato di un’opera “profondamente emozionante”, “matura”, “contenuta ma devastante”.

Almodóvar ha scritto la sceneggiatura in spagnolo, come sempre. Poi l’ha tradotta con cura in inglese, con l’aiuto di traduttori e consulenti linguistici. Non si trattava solo di tradurre le parole, ma di adattare i toni, i silenzi, i doppi sensi. “Ho imparato che ogni lingua ha il suo respiro”, ha raccontato in un’intervista. “In inglese i dialoghi suonano più diretti, più trattenuti. Ho dovuto adattare il mio ritmo, ma è stato affascinante”.

IMPARARE L’INGLESE A 70 ANNI… PERCHÉ NO?

“Il mio inglese è molto scarso”, ripete con un sorriso, anche se è evidente che se la cava meglio di quanto voglia ammettere. Come l’ha imparato? Non certo con corsi tradizionali o metodi accademici. Almodóvar ha raccontato che il suo inglese è nato ascoltando canzoni, guardando film sottotitolati e, soprattutto, parlando con gli attori. È stata la necessità la sua vera maestra. Nei set dei suoi film in inglese si è appoggiato a interpreti quando necessario, ma ha sempre cercato una comunicazione diretta. Ha imparato a chiedere, a correggere, a sfumare. E, da buon regista, ad ascoltare oltre le parole.

Fondamentale è stata anche la sua esperienza nei festival internazionali, dove da anni parla — come può — con giornalisti, produttori e colleghi di tutto il mondo. Il suo inglese non sarà perfetto, ma ha qualcosa che molti madrelingua invidierebbero: passione, ritmo, intenzione. E questo, per un regista, è più importante di una grammatica impeccabile.

Almodóvar ha detto che non ha alcuna intenzione di abbandonare lo spagnolo e continuerà a fare cinema nella sua lingua madre. Ma ha scoperto un nuovo strumento espressivo. Girare in inglese non è stata una concessione al mercato, bensì un’espansione del suo universo creativo. Il suo cinema, profondamente spagnolo in molti sensi, ha dimostrato di essere anche profondamente universale.

A 75 anni, con una carriera leggendaria e tutti i premi possibili sullo scaffale, Pedro Almodóvar continua a imparare. Si mette in gioco. Sbaglia. Si lancia verso l’ignoto. E ci ricorda che non è mai troppo tardi per affrontare nuove sfide, anche quando sembrano difficili o fuori dall’ordinario. Imparare una lingua non è un processo lineare né perfetto, e va bene commettere errori lungo il cammino. L’importante è fare il primo passo, osare, e non lasciare che la paura del fallimento ci fermi.

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Perché, proprio come Almodóvar, anche tu puoi uscire dalla tua zona di comfort e scoprire tutto ciò di cui sei capace.

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